Ingegner Massimo Rivalta
Le cinque norme
di riferimento che riguardano l'industria costruttrice
dei compressori. Questo l'argomento approfondito in un analogo articolo
pubblicato lo scorso mese di aprile. In questa seconda puntata esaminiamo,
invece, cosa deve fare un'azienda che decida di avviare una attività propria
e che abbia bisogno di un impianto di aria compressa, rispettando gli specifici
articoli di legge. Una esposizione, come al solito, chiara e sintetica.
Il problema
della normativa e della relativa applicazione, in ambito nazionale e comunitario,
non si esaurisce nell'aver ottemperato e rispettato, nella costruzione di un
compressore, tutte le indicazioni tecniche e la redazione della documentazione
attestante gli avvenuti controlli e certificazioni individuate dai riferimenti
legislativi.
Ma occorre qualcosa di più.
Nell'articolo pubblicato sul numero di aprile, abbiamo
evidenziato il corretto approccio con la vigente normativa, dando una serie di
indicazioni importanti
ma non sufficienti, all'azienda utilizzatrice, per risultare a norma con la parte
organizzativa.
Vista dall'esterno, la cosa può apparire molto strana. In realtà,
fino ad ora,
si è soltanto analizzato l'aspetto tecnico della costruzione del compressore.
E' necessario,
pertanto, dopo aver individuato il campo di attività in cui si
vuole procedere, traguardare il punto di arrivo e di partenza, al tempo medesimo,
per costruire materialmente il cuore dell'impianto. 
Il percorso da seguire
Si
consideri, quindi, un'azienda che decida di avviare una attività propria
e che necessiti di un impianto di aria compressa, rispettando il lungo
elenco degli articoli di legge.
Prima di tutto, ovviamente, deve poter
considerare come essa stessa si pone di fronte alla vigente legislazione.
Con
l'aiuto della figura che correda questo articolo, cerchiamo di contribuire,
nella maniera più esauriente possibile, alla individuazione e alla priorità dei
riferimenti normativi nel settore.
Si comincia con l'ormai famoso e conosciutissimo
Dl 626/94 (con tutte le modifiche successive del caso), che viene richiamato
sia in quanto obbligatorio, all'interno
di aziende in cui ne è prevista l'applicazione, sia per motivi di aggiornamento
della analisi del rischio.
Infatti, come tutti sapranno, l'applicazione del citato
Dl, riguardante la sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro, non muore con
un documento redatto da un
professionista e firmato dal datore di lavoro e da pochi altri responsabili.
La
sua importanza risiede anche nel fatto che la sua applicazione rappresenta, in
una certa maniera, l'evoluzione tecnica e tecnologica dell'azienda medesima.
E' previsto
che l'analisi dei rischi aziendali, quelli presenti in azienda, sia
aggiornata al pari della formazione e informazione dei dipendenti.
Ciò significa
che, nel momento in cui il datore di lavoro apporta delle modifiche (sia agli
impianti produttivi sia agli impianti tecnici e tecnologici), deve
discuterne con il responsabile della sicurezza (Rspp) e il rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza (Rls) al fine di mantenere elevata la sicurezza nel
luogo di lavoro, annullando - o riducendo al minimo ove possibile - il rischio
presente.
Quindi, il nuovo impianto che verrà installato nell'azienda non potrà prescindere
dalla analisi del rischio precedentemente preparata, ma sarà oggetto di analisi
tecnica e di valutazione del nuovo rischio.
Se le cose sono eseguite a regola
d'arte, basterà modificare veramente poco e in maniera intelligente la documentazione
già esistente.
Poiché il Dl 626/94 è una normativa molto personalizzabile nell'applicazione,
e l'applicazione stessa fa riferimento a varie altre normative applicabili, il
professionista intelligente è quello che ha una visione completa del tipo di
azienda in cui è chiamato a svolgere i propri incarichi, così come conosce profondamente
la tipologia di impianto che deve valutare.
Questo spiega il motivo per cui,
a cappello di tutto, il Dl 626/94 rimane il riferimento principale.
Analisi del
rischio
A seguito di ciò, ecco la scoperta dell'analisi del rischio aggiornata
e la conformità ad
altre normative che devono essere considerate in fase di installazione di nuovo
impianto.
Procedendo con ordine, l'installazione di un nuovo impianto di aria
compressa
prevedrà quadri elettrici, macchinari, collegamenti, tubazioni in rete, raccordi,
valvole, attrezzature.
In questa fase il datore di lavoro, o il preposto per
lui, dovrà osservare che:
• |
tutti gli interventi di natura elettrica (dorsali principali, secondarie e punti corrente) siano conformi alla normativa sugli impianti elettrici Dl 46/90; |
• |
tutti gli interventi effettuati siano riportati in aggiornamento allo schema principale dell'impianto elettrico aziendale; |
• |
tutti gli impianti elettrici di ogni singolo componente installato o da installare (quadri elettrici di comando e/o di potenza, compressori.) siano parte integrante della documentazione in dotazione a ognuno; |
• |
tutti gli interventi eseguiti da un professionista qualificato siano accompagnati da una certificazione di conformità dei lavori eseguiti in maniera dettagliata; |
• |
tutti i macchinari installati,
o a essi riconducibili, siano conformi alla Direttiva Macchine (Dpr 459/96) con l'applicazione del Marchio CE di conformità del costruttore; |
• |
tutti gli accessori installati riportino il marchio di conformità CE previsto. |
Norma
specifica
In ambito più dettagliato, invece, l'installazione di un i0mpianto
di aria compressa è soggetta a una normativa tecnica molto specifica,
anch'essa molto nota agli addetti ai lavori e di cui si è anche parlato
a lungo sulle pagine di questa rivista: la Direttiva 97/23/CE, meglio
conosciuta come Ped (Pressure equipment directive).
La Ped è la Direttiva
europea, entrata in vigore il 29 maggio 2002, che armonizza la legislazione
del settore "Attrezzature in pressione" e che sostituisce tutte
le precedenti Regole nazionali.
Da tale data, solo attrezzature che soddisfano
i requisiti della Ped e aventi il marchio CE potranno essere immesse sul mercato.
La
Ped si applica alla progettazione, fabbricazione e valutazione di conformità delle
attrezzature in pressione sottoposte a una pressione massima ammissibile superiore
a 0,5 bar, quali recipienti, tubazioni, accessori di sicurezza, accessori a pressione.
Le
attrezzature vengono suddivise in differenti categorie in base alla massima pressione
ammissibile, al volume e al fluido cui sono destinate.
Non si applica
alle "pipelines" (comprese quelle per olio e gas circostanti i siti industriali),
alle reti percorse dall'acqua, alle attrezzature per veicoli, alle attrezzature
per uso nucleare, ai motori, alle apparecchiature in uso nei settori esplorazione
ed estrazione del petrolio, del gas o geotermico.
Approfondendo ancora, si ricade
nei casi specifici dei siti o delle applicazioni speciali già individuati nell'articolo
precedente. Richiamando, cioè, in causa, la Atex (luoghi classificati a rischio
esplosione) e il Dl 46 per i dispositivi medici.
La certificazione
Affinché le normative sopra individuate siano rispettate, è necessario
che ogni
intervento per la realizzazione dell'impianto sia collegato a una certificazione:
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